Avete mai sentito parlare di “acque reflue”? Si tratta di tutte quelle sostanze liquide prodotte dalle attività umane, che, indipendentemente dal fatto che si tratti di attività domestiche, agricole o industriali, assumono questo nome.
È essenziale capire come poter trattare le varie tipologie di acque, perché potrebbero contenere numerose sostanze al loro interno, alcune anche inquinanti o tossiche, che potrebbero danneggiare non solamente l’ambiente ma anche la salute umana.
Vediamo in questo articolo le varie tipologie di acque reflue e come poterle trattare per non danneggiare l’ecosistema in cui viviamo.
Le acque reflue si distinguono in tre tipologie: le acque bianche, le acque nere e le acque grigie.
Esse differiscono tra loro in base alle attività di provenienza.
Le acque bianche sono il risultato di tutte quelle attività per il raffreddamento degli impianti industriali, della raccolta della pioggia e della pulizia dell’esterno. Possono essere riutilizzate per scopi non potabili, come l’irrigazione dei giardini o la pulizia delle superfici esterne, attraverso sistemi di trattamento e filtraggio che le rendono sicure e utilizzabili per questi scopi.
Le acque nere provengono da tutti gli scarichi dei sanitari. Sono considerate una delle forme più inquinanti di acque reflue poiché hanno una altissima probabilità di contenere virus, batteri e altri patogeni che possono essere pericolosi per la salute umana e per l’ambiente.
Infine, le acque grigie derivano da tutte le attività legate alla cucina e alla lavanderia. Sono potenzialmente meno inquinanti delle acque nere, ma possono comunque contenere una quantità significativa di sostanze dannose derivanti soprattutto dai prodotti aggressivi utilizzati per la pulizia.
Un corretto trattamento delle acque bianche, nere e grigie permette di prevenire malattie e mantenere pulite le città e i corsi d’acqua.
Non si tratta di un’attività nata recentemente: già i Romani avevano adottato una serie di strategie per poter depurare e riutilizzare queste acque inquinanti, attraverso sistemi di cui avevamo già parlato qui.
Per poter trattare correttamente le acque reflue e depurarle prima che raggiungano fiumi e laghi è necessario utilizzare un buon impianto di depurazione. Il ciclo di depurazione prevede varie fasi, a partire dalla divisione delle sostanze superficiali galleggianti fino ad arrivare alla vera disinfezione dell’acqua.
Le acque bianche, nere e grigie vengono infatti raccolte dalle reti fognarie e portate all’impianto di depurazione.
Qui, vengono eliminati i pezzi grossolani di materiale inquinante, come pezzi di plastica o sassi, e viene separato il fango, termine utilizzato per definire il materiale accumulato sul fondo che verrà successivamente trattato nella vasca dei fanghi attivi.
Parte del fango attivo viene fatto ricircolare, mentre la parte in eccesso viene inviata al trattamento fanghi. L’acqua di scarico in uscita dalla sedimentazione finale può definirsi priva di sostanze inquinanti, e può essere restituita al corso di fiumi o mari.
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